articolo da: Il Gazzettino Online il quotidiano del NordEst Domenica, 28 Settembre 2003
Quando il flauto si prende licenze
Udine “Licenze, citazioni e prestiti musicali”, una serata a tema che ha riassunto il romanticismo di Chopin, la passionalità di Piazzolla e un pizzico di spensierato ragtime in gustosissime pagine jazzistiche.Deus ex machina della serata inaugurale dell’Anno Accademico dell’Università delle LiberEtà è stata la flautista Luisa Sello , fucina di idee, solista di talento, profonda conoscitrice del variegato panorama musicale novecentesco ma non solo. All’insegna delle contaminazioni tra linguaggio accademico e linguaggio jazz, il concerto si è rivelato decisamente accattivante, in un Salone del Castello non a caso gremito di un pubblico attento e caloroso.A fianco della Sello , che si è confermata una delle punte di diamante del concertismo friulano, sono stati apprezzati la pianista romana Cinzia Gizzi (perfezionatasi alla Berklee di Boston), il contrabbassista Attilio Zanchi (allievo di Dave Holland e concertista di fama internazionale, ha collaborato fra gli altri con Peter Erskine), tutti e tre docenti al Conservatorio di Trieste, e il musicologo Marco Maria Tosolini, docente al Conservatorio di Udine, alla batteria.
Il concerto si è svolto nell’ambito del Convegno internazionale di Studi sull’Educazione organizzato proprio in questi giorni dalla stessa Università e si è aperto con la gradevole Marion’s Suite di Raymond Guiot, il cui finale è stato poi replicato a viva richiesta. Flauto e pianoforte quindi soli per la languida Sky’s Flowers di Antonio De Angelis e di seguito due tanghi di Astor Piazzolla, preceduti da un emozionante dialogo tra contrabbasso e batteria, che ha preparato il terreno al celeberrimo Liebertango. Le prime frasi del Valzer chopiniano op.34 n.2 si sono invece fuse come d’incanto con il tema della languida Luiza di Tom Jobim, in un programma conclusosi con la Suite for flute and trio jazz di Claude Bolling, geniale e trascinante nella costruzione delle melodie così come nei timbri dell’orchestrazione.
Daniela Bonitatibus
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