articolo da: IL GAZZETTINO del 18 febbraio 2004
CONTAMINAZIONI PER FLAUTO E TRIO JAZZ
Si intitola “relazioni pericolose” il concerto che la flautista udinese Luisa Sello, affiancata dal Trio Jazz (Cinzia Gizzi al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabasso e Marco Maria Tosolini alla batteria) terrà domani, alle 17, nell’aula 7 di palazzo Antonini dell’Università di Udine, con replica venerdì, alle 21, nella sala consiliare del Municipio di Campoformido.
Luisa Sello proporrà a studenti e docenti dell’Università friulana, nell’ambito del progetto Cittàteneo, un percorso a tema, testimonianza di una cultura legata ormai indiscutibilmente alla ricerca di nuovi codici, coerente con le esigenze dell’attuale “surmodernità”.
“Presenteremo – spiega l’artista – un programma per flauto e trio jazz inconsueto, accattivante e provocatorio, atto a rompere quella linea di demarcazione che caratterizza stili e settori musicali e teso, invece, a ricercare tutti i prestiti e le citazioni che i generi accademici, e no, hanno respirato nelle contaminazioni passate”. “Relazioni pericolose” presenterà infatti la Suite di Claude Bollling, due tanghi di Astor Piazzolla, “Luiza” di Tom Jobim, “Marion’s Suite” di Raymond Guiot e “Sky’s flower” di Antonio De Angelis.
tratto dal Depliant “Relazioni Pericolose”
Un Jazz “classico”?
Esiste un jazz “classico”? probabilmente no, forse solo mainstream e non è la stessa cosa. Tuttavia, nel ricchissimo mondo sincretico e multistilistico della musica di matrice afroamericana vi è spazio anche per delle liasons dangerouses (“relazioni pericolose” e rassicurante al tempo stesso) che emergono dalle poetiche di autori colti attratti dalle suggestioni espressive della musica nata negli Stati Uniti all’inizio del Novecento. Se si pensa poi che il fascino delle blue notes e di quei dispositivi stilistici misti che impreziosiscono specularmente i linguaggi che si fondono vedono, nel concerto qui proposto, il flauto come “traccia” si coglie un elemento di ulteriore interesse. Le opere di quattro autori fra loro assai diversi – Guiot, De Angelis, Piazzolla, Bolling – tutti accomunati per l’attenzione sensibile alla “Lingua del jazz” magnificano da un lato uno strumento poco presente nell’ambito afroamericano e molto in quello colto europeo, dall’altro lo nutrono delle seducenti sonorità del tipico minimal combo formato dalla ricca “ritmica” al pianoforte, contrabasso e batteria.
Marco Maria Tosolini
2003-04 © antoniodeangelis.it – tutti i diritti riservati